Le mappe CFS mostrano l’intensificazione del fenomeno Nina (raffreddamento delle acque equatoriali del Pacifico, fenomeno periodico che si alterna al più noto Nino) per i prossimi mesi.
Si potrebbero addirittura raggiungere valori di raffreddamento da record storico, anche se i risultati vanno presi con le molle per l’ovvia incertezza modellistica.
Tuttavia, già si fanno strada previsioni da parte degli studiosi sull’andamento della prossima stagione invernale, quanto meno in Nord America, dove i fenomeni del Nino e della Nina hanno una grande importanza sull’andamento delle correnti a getto in alta atmosfera.
I ricercatori prevedono dunque freddo accentuato sul Canada Occidentale, dove sono previste forti ondate di freddo, ed abbondantissime nevicate, tanto che, nella zona di Vancouver e di Victoria, è previsto forse l’inverno più rigido e nevoso degli ultimi vent’anni.
L’ultimo episodio di Nino, invece, due anni fa, portò nella zona dei record di caldo invernale.
Nel frattempo, in California abbiamo avuto l’Estate più breve degli ultimi 40 anni, dal punto di vista climatico.
Gli sconvolgimenti climatici indotti dalla Nina potrebbero avere ripercussioni a livello planetario, scatenando anomalie climatiche in molte zone del nostro Pianeta.
E’ possibile, ad esempio, il ripetersi di alluvioni sull’Australia occidentale.
Purtroppo, una forte Nina, in fase con un periodo di ripresa di attività solare vicina al massimo, potrebbe portare ad un inverno ed una primavera siccitose in particolare sul Nord Ovest Italiano, come avvenne nell’Inverno 1996-97.
Al contrario, a beneficiare delle piogge potrebbero essere le zone meridionali italiane, alle prese con ripetute ondate di freddo.
Tutto questo, a livello di ipotesi, in quanto gli effetti di una Nina così forte potrebbero anche essere del tutto imprevedibili.
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