Una ricerca accurata su di un vasto territorio nel nord della Siberia, da parte di scienziati russi, ha scoperto delle vaste “fontane” di metano emergere dal fondo marino artico in grandissime quantità.
Si era parlato della teoria del “cedimento” del permafrost, a causa del riscaldamento globale che appare maggiore alle alte latitudini che non alle basse.
Il permafrost avrebbe quindi ceduto in atmosfera il metano rimasto intrappolato sotto i ghiacci, rischiando di causare un “effetto serra a valanga”, in quanto il CH4 si presenta 20 volte più efficiente della CO2 nell’intrappolamento dei raggi infrarossi emessi dalla superficie terrestre.
Igor Semiletov, dell’Accademia delle Scienze Russa, ha dichiarato di aver visto strutture di infiltrazione di metano del diametro di un chilometro; ne sono state scoperte oltre 100, ma potrebbero essere alcune migliaia!
Sono alcune centinaia di milioni le tonnellate di gas metano rinchiuse sotto il permafrost artico, che, a causa soprattutto dello scioglimento del ghiaccio in estate, potrebbero essere rilasciate tutte insieme nell’atmosfera con effetti di riscaldamento globale devastanti.
Attualmente le emissioni di metano dal sottosuolo siberiano sono stimate in 8 milioni di tonnellate nel 2010, tuttavia questa nuova scoperta potrebbe rendere tali emissioni notevolmente più elevate, con tutte le gravi conseguenze del caso.
Immagine tratta dal quotidiano Indipendent (http://www.independent.co.uk)
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