Le macchie solari sono state ben conosciute in Oriente: tra Cina, Corea e Giappone la loro osservazione ebbe inizio nei primi anni dell’Era Cristiana.
Tra il 28 prima di Cristo ed il 1743 si ebbe una registrazione media di 6 osservazioni di macchie solari ad occhio nudo per Secolo, probabilmente coincidenti con gli anni di Massimo Solare.
Tuttavia, tra il 1639 ed il 1700, nessuna macchia venne osservata, e nemmeno un’aurora venne mai vista nei cieli a queste latitudini.
Fu attorno al 1890 che gli astronomi Sporer e Maunder prestarono la loro attenzione a questo lungo periodo privo di osservazioni di macchie solari, nella seconda metà del Seicento.
Questa lacuna nell’attività solare di circa settant’anni prese allora il nome da uno dei suoi scopritori, chiamandosi “Minimo di Maunder”.
Maunder fece infatti queste osservazioni: anzitutto nessuna macchia venne osservata nel periodo compreso tra il 1645 ed il 1715.
In secondo luogo, tra il 1672 ed il 1704 non venne mai osservata alcuna macchia sull’Emisfero Nord del Sole, e solo un gruppo di macchie fu visto sull’Emisfero Sud durante questo periodo.
Infine, il numero totale di macchie osservato in questi settant’anni, fu inferiore a quello che si osserva normalmente in un singolo anno di attività.
Già nel 1671 l’astronomo francese Picard affermò di “essere sorpreso nell’osservare una macchia sul Sole, dopo almeno dieci anni di totale scomparsa di esse, nonostante la massima cura messa per l’osservazione della superficie solare durante questo periodo”.
Lo stesso Maunder, inoltre, fu il primo ad ipotizzare le possibili conseguenze climatiche di questo drammatico periodo privo di macchie, conseguenze forse ben maggiori di quella che è la normale alternanza di macchie in cicli regolari di undici anni.
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