L’impatto di un’eruzione vulcanica in Islanda

Fa sempre più paura il Vulcano islandese Katlia, i cui tremori si stanno intensificando sempre più negli ultimi mesi, tanto che perfino la BBC ha deciso di dedicargli un lungo articolo, evidenziando i rischi di una simile eruzione che presenterebbe un impatto globale.

Il Vulcano Katlia ha un cratere del diametro di 10 km circa, ed è sepolto sotto centinaia di metri di ghiaccio.

Nel solo mese di Ottobre, ha presentato oltre 5000 scosse sismiche, segno di sommovimenti magmatici, e segnali precoci di una futura eruzione.

L’ultima grande eruzione è avvenuta nel 1918, causando il crollo di un ghiacciaio e numerosi icebergs.

Nella grande eruzione del 1755, il ghiaccio fuso che è fluito in mare è stato pari ad un volume di acqua equivalente al fusso di tutti i fiumi del Mondo.

Nel 1783 un’eruzione nella zona del Laki, di cui fa parte anche il Katlia, provocò un’emissione di fluoruro di idrogeno e biossido di zolfo, che uccise un Islandese su cinque, e la metà del bestiame dell’Isola.

Sappiamo che il vulcano erutta in genere con intervalli variabili tra i 40 e gli 80 anni, per cui una nuova eruzione è molto vicina.

L’Islanda ospita la terza calotta glaciale del Mondo, tuttavia il rischio di un aumento significativo del livello del mare, se l’attività vulcanica sciogliesse tutti i ghiacciai della zona, è molto basso.

Più probabile un certo raffreddamento climatico dovuto alle ingenti quantità di SO2 che finirebbero nella stratosfera, in caso di una eruzione molto forte, nonché gli inevitabili e grossi problemi indotti al traffico aereo del Continente Europeo.

Nella foto, l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull nel 2010.

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