Stiamo parlando del vulcano islandese Katlia, che sta preoccupando gli esperti per i possibili effetti dannosi che potrebbero estendersi a tutto il Continente Europeo.
Tale vulcano, infatti, è molto più grande del vicino Eyjafjallajokul, il vulcano che lo scorso anno, con le sue ceneri, paralizzò il traffico aereo europeo causando milioni di euro di danni.
Tale vulcano è in grado di realizzare un’eruzione del valore di 6 della scala VEI che misura la potenza di una eruzione, ed è 100 volte più potente dell’eruzione realizzata dal Eyjafjallajokul nel 2010.
Negli ultimi mesi si sono verificate diverse scosse sismiche di grado 3 della scala Richter, e, la scorsa settimana, anche una scossa di grado 4.
Questo dimostra una notevole irrequietezza dell’apparato vulcanico, che presenta mediamente due eruzioni per Secolo.
L’ultima di queste si è verificata nel 1918, e durò per circa un mese causando danni enormi.
Dopo 93 anni, una nuova eruzione appare decisamente probabile in tempi brevi.
Un articolo uscito su science now paragona questa possibile eruzione con quella devastante del vulcano Islandese LAKI avvenuta tra il Giugno 1783 ed il Gennaio 1784.
Durante questo fenomeno, l’emissione nell’atmosfera è stata stimata in 122 milioni di tonnellate di anidride solforosa, un volume leggermente superiore a quello emesso ogni anno dall’attività umana nel Mondo.
Nei due anni successivi, aumentò fortemente la mortalità in seguito a complicazioni respiratorie sul nostro Continente.
In particolare, si stima in 10000 il numero delle vittime in Islanda, ed in 23 mila quello delle vittime sulle Isole Britanniche.
E’ stata effettuata una simulazione computerizzata immaginando un’eruzione di tale portata da parte del Katlia, ai tempi di oggi.
Anzitutto, il traffico aereo potrebbe venire sospeso sull’intera Europa per almeno 6 mesi, con un simile evento.
Sono poi stati stimati in 142 mila le possibili vittime di tale eruzione nel nostro Continente, per malattie cardiache e polmonari legate alle emissioni tossiche di SO2.
Senza parlare, poi, delle possibili conseguenza climatiche causate dalla quantità di particelle solforose in grado di riflettere nello spazio la radiazione solare.
Nella foto: l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokul dello scorso anno.
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